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Storia dell'Abetone

monteabetone

Abetone deriva il proprio nome da un enorme abete, tanto grande da non poter essere abbracciato neppure da sei persone con le braccia tese, che venne abbattuto per far posto alla settecentesca strada Modenese. Prima di allora la località era nota come Boscolungo, nome che oggi identifica una delle frazioni del comprensorio comunale. Se la storia del primo nucleo abitato dell'Abetone è strettamente legata alla vicenda della via Modenese, i crinali appenninici circostanti furono interessati sin dall'antichità da importanti vie di collegamento.

Sono noti, almeno dall'età romana, itinerari transappenninici che, attraverso le montagne del pistoiese, collegavano il nord e il sud della penisola: sembra infatti che Annibale abbia utilizzato queste vie per scendere in Etruria Anche se non conosciamo con esattezza il valico scelto dal condottiero cartaginese, una tradizione locale lo identificherebbe con l'alta Val di Luce, a Nord-Ovest dell'Abetone, dove si trova a 1798 mt. di quota, il cosiddetto Passo di Annibale.

Nonostante i valichi appenninici siano sempre stati frequentati, soltanto nel 1732 si pose mano ad un primo progetto per una strada che, attraverso le alte cime, congiungesse Pistoia con Emilia Romagna. La nuova strada, voluta dal Granduca Gian Gastone dei Medici, fu però resa carrabile soltanto da Pistoia a Capostrada. Terra di confine tra il Granducato di Toscana, il Ducato di Modena e la Repubblica di Lucca, la foresta dell'Abetone divenne meta privilegiata di fuggiaschi di ogni genere, che tra i boschi dell'Appennino trovavano comodi rifugi e facili vie di fuga.
Con l'apertura della via Modenese, non solo sorsero fabbriche e locande, ma intere famiglie di contadini, ai quali erano stati concessi terreni dove costruire la propria casa, si trasferirono in montagna per provvedere al mantenimento della strada dando così via agli insediamenti che oggi costituiscono il Comune di Abetone. L'Unità d'Italia segnò un momento critico per l'Abetone, quando la scomparsa dei confini portò all'abolizione delle dogane e quindi del traffico ad esse connesso. A partire dal 1864, data dell'inaugurazione della Ferrovia Porrettana, la strada Modenese perse la funzione di principale collegamento tra la Toscana e 1'Emilia-Romagna. Gli anni dell'Ottocento e i primi di questo secolo furono certamente di crisi e l'economia locale rimase essenzialmente legata al lavoro dei boschi e alla produzione di carbone.

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